martedì 9 febbraio 2016

Partiti, mi sa che alla fine i grillini hanno ragione

Alcune necessarie premesse: chi scrive non condivide le idee del Movimento 5 Stelle e di altri secondo cui il vincolo di mandato ormai sarebbe inattuale perché il parlamentare o comunque l'eletto deve rispondere a chi lo ha eletto, e dunque si dovrebbe dimettere se cambia idea oppure deve poter essere rimosso con meccanismi come la revoca o recall. Mi sembrano stupidaggini infondate. In passato erano fondate su altre idee di democrazia, diciamo meno formale. Da un po' di tempo sono semplicemente delle fesserie, come quelle per cui i parlamentari e gli eletti sarebbero "nostri dipendenti".
Seconda premessa: il Movimento 5 Stelle e tutti i suoi esponenti li manderei a zappare la terra per alcuni anni, per dire cosa penso di Grillo, Di Battista e compagnia.

Detto questo, il richiamo all'articolo 49 della Costituzione come principio che renderebbe i regolamenti del Movimento 5 Stelle "incostituzionali" è altrettanto stupido. Le multe che i grillini propongono non incidono né potrebbero farlo sul mandato (articolo 67 della Costituzione). L'eletto rimane eletto, solo che viene "espulso" dal Movimento e multato. Probabilmente, come molti eletti alle ultime elezioni e poi espulsi, se ne farà una ragione.

Quanto all'articolo 49,  oggi i partiti sono un ibrido proprio per la formulazione dell'articolo 49 della Costituzione e per il fatto che a quell'articolo non è stata mai data una formulazione più articolata. Una proposta più precisa era venuta da uno dei costituenti, Costantino Mortati. Voleva scrivere: “Tutti i cittadini hanno diritto di raggrupparsi liberamente in partiti ordinati in forma democratica, allo scopo di assicurare, con l’organica espressione delle varie correnti della pubblica opinione ed il concorso di esse alla determinazione della politica nazionale, il regolare funzionamento delle istituzioni rappresentative. La legge può stabilire che ai partiti in possesso dei requisiti da essa fissati, ed accertati dalla Corte costituzionale, siano conferiti propri poteri in ordine alle elezioni o ad altre funzioni di pubblico interesse. Può inoltre essere imposto, con norme di carattere generale, che siano resi pubblici i bilanci dei partiti”. Solo che quella proposta di emendamento sembrò a Togliatti e Marchesi un po' eccessiva, e l'assemblea non la approvò. E dunque l'articolo 49 è rimasto quello che conosciamo.

Inoltre, come sanno i costituzionalisti seri (leggete questa riflessione di Giuliano Amato, proprio sul tema) il riferimento al "metodo democratico" dell'articolo 49 della Costituzione è stato inteso per almeno 40 anni nel senso di "democrazia esterna": il fatto che i partiti concorrevano alle elezioni e alle altre forme della democrazia. Per molti anni nessuno ha parlato della "democrazia interna", cioè del fatto che i partiti devono funzionare in modo democratico.
E Amato, che pure sostiene la necessità di una legge che regoli la democrazia interna, per esempio con le primarie - dice anche che sarebbe invece complicato per lo Stato, per esempio, negare finanziamenti ai partiti che non rispondano a questo requisito.
Negli ultimi anni - diciamo 20 ad essere generosi - il tema della democrazia interna è diventato centrale. Ma non abbastanza da portare ad una legge che "applicasse" il famoso articolo 49.

Dunque allo stato i partiti hanno lo stesso statuto giuridico di settanta anni fa. Sono libere associazioni cui ognuno si iscrive e delle loro regole interne non devono dare conto. Qualche modifica legislativa - come quelle sullo statuto o sul bilancio - prevede che per poter accedere ai finanziamenti pubblici devono rispettare alcuni requisiti. Ma non esiste legge che dica che i partiti devono essere democratici al loro intero. E secondo me sarà pure difficile che una simile legge, in questa formulazione, nasca mai. Dunque le multe - ammesso che poi siano mai applicabili davvero - non sono incostituzionali. Se poi consideriamo che le critiche vengono da partiti che fino a venti anni fa avevano il centralismo democratico oppure da altri che non hanno mai fatto un vero congresso in vita loro, la vedo dura.
Ora Guerini dice che serve una "accelerazione" nel percorso delle leggi per attuare l'articolo 49 della Costituzione. Fa un po' ridere,considerando che la prima proposta di applicare l'articolo 49 chiarendone il contenuto è stata presentata da Sturzo nel 1958.