martedì 14 ottobre 2014

Luxottica, sarà dei giornalisti quando se la compreranno

Lo schizofrenico giornalismo italiano, con il caso Luxottica, continua a dare il meglio di sé. L'Ad unico dell'azienda di Leonardo Del Vecchio era fino a un mesetto fa Andrea Guerra, uno di quei supermanager i cui stipendi confermano tutti i libri sulle caste, le disuguaglianze e le ingiustizie del mondo. Guerra probabilmente - ebbe a dire Francesco Carlà, che di Borsa capisce parecchio - aveva tirato troppo la corda, e "Del Vecchio è andato a vedere che carte aveva", "sapendo già in partenza che non potevano essere particolarmente buone". Nel senso che - dice Carlà - una azienda come Luxottica, nata dal genio di chi l'ha fondata, potrebbe pure essere amministrata da un inetto, e poco cambierebbe.

Ma - dicono i commentatori di oggi, che rimpiangono Guerra - le aziende sono fatte anche di "credibilità", e se l'immagine di una azienda famosa in tutto il mondo è quella di una specie di Dinasty all'italiana, con seconde e terze mogli, figli e contese sui posti in cda, il titolo scende. Anzi, "crolla", per dirla con i titoloni sui soliti miliardi "bruciati" in pochi giorni.
Ma il fatto è che Luxottica è una azienda familiare. Oltre il 60 per cento delle azioni sono in mano a una società che si chiama Delfin, che è la Finanziaria di famiglia. E dunque è Del Vecchio con i figli ed eventualmente la moglie - seconda e terza - che decidono delle sue sorti.

Sarà dei giornalisti indignati quando se la compreranno.

Intanto loro giocano su quel 30 per cento di "flottante", le azioni che in Borsa vanno su o giù, e pensano di spiegare il capitalismo.
Magari il problema italiano è sì quello di troppo capitalismo familiare. Ma il caso Luxottica è quello sbagliato, ci sembra.
Il fatto è che Luxottica esisteva prima di Guerra, Del Vecchio l'ha fondata oltre 50 anni fa, e l'ha fatta diventare un gigante. Ha comprato Ray Ban, ha debuttato in Borsa, ha comprato Sunglass, prima - prima - di Guerra. Oggi scende un po' in Borsa, ma siamo certi che se il business funziona la Borsa premierà. E se non risale siamo certi che sarà perchè il business non funziona, non perché la signora Zampillo vuole mettere bocca.



venerdì 3 ottobre 2014

Povertà

Il ministro Poletti, ieri in Commissione Affari Sociali, ha parlato di come è andata la sperimentazione della SIA, che sta per Sostegno per l'inclusione attiva, uno strumento di lotta alla povertà lanciato un anno fa dal governo - allora c'era il Ministro Giovannini.

Lo strumento è stato lanciato in via sperimentale in 12 città ed è stato elaborato un primo rapporto su come ha funzionato la sperimentazione: circa 7000 nuclei familiari, circa 27 mila persone. A queste persone - con una specie di carta di credito prepagata - sono andati circa 27 milioni di euro.
Dunque circa 1000 euro a persona. Ma la notizia è che solo tre città delle 12 - Catania, Palermo e Torino - hanno impegnato tutto il budget impegnato nel programma. A Napoli per esempio c'erano quasi 9 milioni di euro, ma ne sono stati impegnati meno di 6 milioni. Le domande sono infatti state oltre 2800, ma oltre 1500 non avevano i requisiti per poter accedere alla Sia.
Il punto infatti pare essere quello dei requisiti: un Isee inferiore a 3000 euro e una lunga serie di requisiti di povertà.
Ma il senso è chiaro: trattandosi di una misura per quelli veramente poveri, doveva essere diretta a loro.
E' possibile tuttavia che a Napoli ci siano state solo 1500 famiglie, ovvero solo 6000 persone, che potessero accedere a questo strumento?
Il dato contrasta abbastanza brutalmente con i titoli dei giornali, quando escono i dati Istat, secondo i quali le persone povere in Italia sarebbero milioni.
Ma il problema è che la povertà di cui parla l'Istat è la povertà relativa. Che vuol dire che se due persone spendono 972 euro al mese o meno sono povere.
Ovvio che così ci rientra una cifra di gente.
Diversa è la povertà assoluta, che invece è calcolata su una soglia di beni e servizi considerati essenziali. Al di sotto di quella soglia, si è poveri in assoluto. Il valore cambia per area geografica, ma per capirci è povera una famiglia di due persone in età da lavoro che in una area metropolitana del sud spende meno di 800 euro. Se si è in due con tre figli minori la soglia di spesa al di sotto della quale si è poveri in assoluto è 1480 euro.
In totale le persone in povertà assoluta sono oltre 6 milioni, e 3 milioni e mezzo sono nel sud.
Ma di questi - secondo me - molti ce la fanno ad arrivare a fine mese. Sono persone e famiglie per le quali una spesa imprevista, una malattia, un problema improvviso, possono essere un bel problema. Ma non sono persone che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena.
Quelli, o almeno quelli che hanno chiesto aiuto allo Stato attraverso la Sia, a Napoli sono meno di 6000.

giovedì 2 ottobre 2014

La storia degli ebrei (e degli altri)

Ogni tanto mi capita di vedere, da qualche militante di twitter o di facebook, quella cartina che dovrebbe spiegarmi il conflitto israeliano-palestinese, dove si vede di quanta terra si sono impadroniti i perfidi ebrei e quanta ne hanno sottratta ai poveri palestinesi. Durante l'ultimo attacco a Gaza ne è venuta fuori pure una con l'Italia, per mostrare il termine di paragone. E vabbè. E' sconfortante, ma d'altra parte non ci si può fare niente.
 L'informazione, il modo in cui ci si informa, la conoscenza delle cose, la storia: non sono merci molto diffuse, e in rete ancora meno. Basta sparare fregnacce, e possibilmente con i punti esclamativi, qualche foto d'effetto, qualche maiuscolo.
Però, siccome non mi scoraggio, vorrei che tutti leggessero il bellissimo libro di Simon Schama "La storia degli ebrei in cerca delle parole". Nell'indice dei nomi non ci troverete né Abu Mazen né Netanyahu, e neppure Rabin, e nemmeno Golda Meir. Neppure Renzi.

La storia è fino al 1492, quando - oltre alla scoperta dell'America accadde qualcosa di importante per gli ebrei (cercatelo su Wikipedia).
E il bello è che di Gaza e della sorte dei poveri pescatori, ma pure delle famiglie che vivono al confine e che si beccano i razzi di Hamas, improvvisamente vi importerà pochissimo.
Scoprirete - in un libro che fa venire voglia di leggere la Bibbia, di andare a vedere musei sperduti, di imparare l'ebraico e l'aramaico - un sacco di cose. Alcune molto più brutte della operazione piombo fuso.
Io ne ho scoperte un sacco, compreso che nell'isola Elefantina in Egitto c'era una comunità ebraica, c'è stata una sinagoga, e non è che fossero così ligi ai libri sacri.
Il libro viene da un ciclo di trasmissioni fatte dalla Pbs,