sabato 20 maggio 2017

Cooperazione, sviluppo, migrazioni: 224 mila euro a Palau?

"È peraltro evidente come le problematiche che affliggono la regione rilevino dal punto di vista geopolitico e della sicurezza: i flussi migratori in uscita, il terrorismo e i traffici illeciti contribuiscono a determinare un interesse comune alla promozione di uno sviluppo sostenibile che favorisca la stabilizzazione della regione, oltre che al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni. Il complesso delle recenti crisi, compresa l’emergenza del 2014 legata all’epidemia di Ebola, sviluppatasi in tre stati dell’Africa occidentale, ha determinato una situazione di potenziale regresso riguardo ai risultati precedentemente raggiunti rispetto ad alcuni degli stessi Obiettivi del Millennio".

Si leggono queste parole nel documento sul prossimo triennio di cooperazione allo sviluppo dell'Italia, documento in queste settimane all'esame della Camera dei Deputati. Nel documento viene spiegato come l'Italia userà le risorse per l'aiuto allo sviluppo.

Il paragrafo che abbiamo citato è relativo alla parte sull'Africa sub-sahariana, quella da cui vengono appunto molti dei migranti degli ultimi mesi. Saggiamente, sembra di capire, si dice: gli aiuti allo sviluppo serviranno anche per governare - non solo con militari e guardie costiere libiche - il flusso di migranti che arriva in Europa.

Fino ad ora come abbiamo "governato"?

L'Agenzia per la cooperazione allo sviluppo da qualche anno si è meritoriamente dotata di uno strumento facile che consente di vedere come vengono utilizzati questi soldi in giro per il mondo.

E andando a vedere i dati si capisce che la frase con cui abbiamo iniziato non è molto coerente con l'utilizzo delle risorse che - come d'altra parte si dice in diverse parti di quel documento - sono più spesso utilizzate tenendo conto della tradizione, dei rapporti consolidati, della "geopolitica", che non si sa bene cosa sia.

Per esempio nel 2015 i fondi complessivi impegnati per la Palestina sono stati oltre 50 milioni di euro, quelli effettivamente erogati quasi 29 milioni. Per poco più di 4 milioni di persone. Gli ultimi palestinesi arrivati in Italia poi risalgono forse agli anni '80, se si escludono quelli provenienti dalla Siria, che però non risiedono certo nei Territori Palestinesi detti Palestina.

Per il Nicaragua, meno di sei milioni di abitanti, sono stati impegnati oltre 7 milioni di euro.

Vanno benissimo, per carità. Il Nicaragua e la Palestina sono due posti mitici della mia giovinezza, ben prima che nascesse Di Battista. Però, per esempio, ci sarebbero altri Paesi forse più cruciali per "le problematiche", come dice il passaggio citato all'inizio.

Per la Nigeria, quasi 180 milioni di abitanti, i soldi impegnati ed erogati sono meno di 650 mila euro.

Per il Ghana non si superano i 4 milioni e mezzo di euro. In compenso per la Somalia i fondi complessivi impegnati superano i 16 milioni di euro.

A Palau, non il paese della Sardegna ma le isole dell'Oceania, arrivano oltre 224 mila euro per una cosa definita "multisettoriale/trasversale" nel sito dell'Agenzia. Palau?

E' un quarto quel che l'Italia destina alla Costa d'Avorio, che però ha 19 milioni di abitanti. Contro i 20 mila, forse, dell'isoletta della Micronesia. Che ci faranno con i nostri 224 mila euro?

Sicuramente il Senegal (ma anche qui probabilmente c'entra la tradizione) è messo meglio (25 milioni di euro impegnati) ma il Niger (poco più di 3 milioni) o il Ciad (meno di un milione) sono Paesi che il nostro ministro dell'Interno incontra, cui promette droni e jeep per "bloccare la rotta sud". Come se bastassero quattro camionette e qualche centinaio di militari che "istruisce" i locali.

La relatrice di questo documento alla Camera è una parlamentare del Pd, Lia Quartapelle, che sicuramente conosce bene l'Africa e che sicuramente capisce che il tema della cooperazione allo sviluppo non può riassumersi in una serie di piccole mance elargite a pioggia. 
L'elenco dei fondi stanziati voce per voce, contenuto nella Relazione 2015, dà un po' questa impressione.

Sarebbe bello leggere dai resoconti del dibattito in Parlamento la eco di una qualche consapevolezza al riguardo. E magari lo sforzo di andare oltre "le problematiche", quando si affrontano i problemi.