martedì 14 aprile 2015

Mia madre, perché non ci vado a vederlo

Dopo aver letto il titolo "La cognizione del dolore secondo Nanni Moretti ho deciso che il film Mia madre non lo vedrò.
Ho visto quasi tutti i film diretti Moretti, a parte quello in cui ci raccontava del figlio piccolo e quello sull'altro figlio, di fantasia, adolescente, infrociato col motorino mi pare. Mi ricordo e ancora rido frasi come "io uccido mia madre", che la diceva Freud in Sogni D'oro, oppure quando lui canta "non crederle, sei solo un giocattolo", rivolgendosi alla madre in non mi ricordo quale film, forse Ecce bombo.
Mi piacque tanto - a parte Io sono un autarchico, Ecce Bombo, Sogni d'oro, Bianca - pure Palombella rossa.
Mi sono abbastanza rotto le palle ad Habemus papam a parte qualche cosa che faceva ridere, ed a parte i cardinali che erano carini.
Il caimano era bello solo per il pasticcere trotskista. Per il resto mamma mia.
(Tra parentesi: l'attrice Jasmine Trinca - a parte quel film di Valeria Golino sull'eutanasia - non la reggo)
Ho sempre pensato che i girotondi siano iniziati perché quella volta lui era un po' imbriaco, nel senso che proprio aveva bevuto un po' troppo, ed è salito sul palco e da lì per un par d'anni non ha potuto fermarsi, ma poi per fortuna si è fermato.
In finale, dopo due giorni che ci tarallano con pubblicità e recensioni in deliquio per il film Mia madre, non ci vado a vederlo. La cognizione del dolore secondo Nanni Moretti no, perché le parole sono importanti.


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