mercoledì 2 aprile 2014

Causali, causalone e contenzioso

Il ministro Poletti, illustrando i contenuti dei due provvedimenti sul lavoro (un decreto e un disegno di legge delega) ha spiegato che una delle ragioni che hanno indotto l'esecutivo a intervenire sul tema delle causali del contratto a tempo determinato è nell'aumento del contenzioso. Giuliano Cazzola, ex parlamentare del Pdl ed esperto di diritto del lavoro, ha avuto modo di scrivere del suo apprezzamento per Poletti:

"Se fosse istituito il premio del politically(in)correct, il ministro meriterebbe di ricevere quello settimanale per la franchezza dimostrata nel presentare le cose come stanno", perché Poletti "ha ricordato che già adesso il 70% delle assunzioni (sono dati di flusso e non di stock) avviene con questa forma contrattuale. Più recentemente, il ministro ha sottolineato che, grazie alle modifiche introdotte nel decreto, il governo vuole ridurre il contenzioso. Proposito lodevole, perché, nella sua genericità, il c.d. causalone era una classica furbizia all’italiana". 


Ora, se cercate "causalone" in rete trovate una serie di riferimenti e di commenti di giuristi, avvocati, sindacalisti, manuali di consulenti del lavoro. Causalone è in pratica la lunga frase che si trova nella legge in vigore, che dice che è obbligatorio indicare i motivi "tecnici, produttivi, organizzativi o sostitutivi" per cui si assume un lavoratore a tempo determinato. Poiché quel "causalone" era una "classica furbizia all'italiana", tanto vale eliminarla. Anche perché produceva "contenzioso". 

Ora, delle due l'una: se era una "furbizia", un modo per scrivere nel contratto quel che la legge diceva, quale contenzioso ha creato? La questione non era risolta, appunto, dalla furbizia all'italiana?

Forse può aiutare una audizione parlamentare molto breve ma molto interessante con Abi (banche) e Ania (imprese assicuratrici) (qui trovate il documento portato da Abi, e qui quello prodotto da Ania), in  cui la domanda più interessante l'hanno fatta due parlamentari che nelle loro vite precedenti facevano altro: Giampaolo Galli, deputato Pd che è stato direttore generale di Confindustria, e Giorgio Airaudo, che è stato sindacalista della Fiom e che si definisce"in prestito dalla politica". Perché l'impressione, come d'altra parte era per il vecchio dibattito sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, è che "il contenzioso" sia poca cosa. Che non sia un vero problema. Quanti casi ci saranno?


Difficile trovare dati, in rete. E difficile pure averli dalle istituzioni. Il Ministro non li ha forniti nelle sue relazioni in Parlamento.

I rappresentanti di Abi e Ania Mieli e Focarelli hanno detto di non avere dati e che semmai li manderanno alla Commissione. Ma hanno spiegato che i settori tendono ad usare apprendistato e tempo indeterminato. Che gli apprendisti - dopo che li hanno formati per tre anni (e vorrebbero che l'apprendistato arrivasse a 4) - tendono ad assumerli con percentuali del 100 per cento.

In ogni caso uno degli avvocati che scrivono in rete, Avvocato laser, tendenza sinistra radicale) dice che di cause sul causalone ce ne sono poche

Invece, dall'audizione vengono fuori molte cose interessanti, proposte delle due organizzazioni, riferimento ai contratti, il dato per cui non sono tanto le regole che creano occupazione (anche se alcune regole possono ostacolarla). Insomma: ancora una volta, prima di scrivere, bisognerebbe sentire quelli che di lavoro ne sanno, imprenditori e lavoratori in testa. 
L'audizione in Commissione Lavoro della Camera la trovate qui






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