martedì 27 maggio 2014

Grillo: l'importante è far ridere ancora.

Questo post ha l'intenzione di offrire una lettura del fenomeno Grillo. Oddio, "lettura" e "fenomeno" sono concetti non proprio necessari, per quel che intendo dire. Secondo il mio punto di vista Grillo non merita particolari letture. Il successo o l'insuccesso del suo movimento dipendono essenzialmente dalla sua carica, dalla capacità attoriale di tenerlo insieme, dalla capacità di far ridere. A me per esempio il suo ultimo videomessaggio non è sembrato una "autocritica ironica", come ho letto, ma un bel pezzo comico, fatto da uno che conosce bene quel mestiere, lo sa fare, e fa ridere. A me la frase "Ora Casaleggio è in analisi a capire perchè si è messo il cappellino" fa ridere, e mi sembra che tutto il suo messaggio è in quel passaggio: "Vincono loro, ma è meraviglioso lo stesso". La verità secondo me è che Grillo - e tanti di quelli che lo votano, e che lo rappresentano in Parlamento - non capiscono nulla di politica. Sono contenti perché "è meraviglioso" che un "movimento" di "cittadini" sia arrivato in così poco tempo in Parlamento, e porti decine di persone "come noi" al Parlamento europeo. Hanno ragione, il risultato non è una sconfitta. Se avesse superato Renzi sarebbe stato pazzesco, ma anche così non è che abbia perso.
Il fatto è che non è quello il suo mestiere. E a me ogni volta dà l'idea di uno che sta per dire: ma ci avete creduto davvero? Ragazzi, io sono un comico, e voi siete qui a inseguirmi manco fossi Bin Laden?
Il comico Grillo faceva ridere davvero, e la sua evoluzione - dalla tv al teatro, dalla distruzione dei computer alla magnificazione della "Rete" - è una involuzione di contenuti, di sciocchezze, di luoghi comuni, mescolata con l'arte di far ridere. E anche il rito del vaffanculo era un'americanata, una cosa al livello di "Quinto potere", il collettivo che si libera delle catene. O meglio: la comunità, concetto un po' più fascistoide. La comunità dei cittadini.
Grillo non mi fa paura, come non me ne faceva Berlusconi, come non me ne fa Renzi. In realtà mi sembrano simili in un tratto, forse più forte in Berlusconi e Grillo e meno in Renzi: sanno far spettacolo, e quando si recita si fa finta, si mette in scena. Grillo lo fa benissimo. Quando fa la parodia di Mussolini si prende per il culo da solo. Poi il suo pubblico crede che prenda per il culo gli altri, ma lui lo sa benissimo che stare lì sopra, urlare, e vedere gente che sventola bandiere è la cosa più inquietante e più  divertente del mondo.
Dice: ma ha detto siamo oltre Hitler. E che sarà mai? E' una affermazione paradossale, un modo per dire: ma che cosa me ne frega, a me, di Hitler.
Dice: ma così ha perso voti. Vuol dire che il Movimento 5 Stelle aveva bisogno di un Alfano? Per prendere il 4,2 per cento dei voti? Ma siamo seri.
Il fatto è che se ha perso, se non ha vinto, dice ok. E se alla fine c'è da cambiar qualcosa  si cambia, si prende un maalox, si aggiusta una data, si dà la colpa all'Europa, alla culona, ai conservatori, ai pensionati, al gruppo Bildeberg, e si continua lo spettacolo, magari aggiornandolo. Come quando passò dal distruggere i computer al magnificarli, appunto.
Se un movimento di protesta prende il 20 per cento a me non sembra spaventoso. Una opposizione dovrà pur esserci, e la gente che vota Grillo sta all'opposizione. Magari tra dieci anni voterà per un altro, ci sarà un Grillo più bravo. Sicuramente senza Grillo quei numeri non ci sarebbero. E sicuramente tanto più il Movimento 5 Stelle starà nelle istituzioni tanto meno guadagnerà consensi.
Ma intanto i comizi urlati di Grillo, con i suoi paragoni, e la sua arte, sono una delle cose più divertenti della campagna elettorale. Un po' come quando parlava Bossi, quando faceva la storia dell'umanità in mezz'ora, partendo dai celti e arrivando a Borghezio. Grandissimi, Bossi e Grillo. Iddio ce li conservi. Un futuro fatto di Salvini, di Renzi, di Alfano, di Schulz, francamente, ci sembrerebbe al confronto un inferno senza fine.


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