venerdì 12 giugno 2015

Ancora niente giudici costituzionali. Il Parlamento "gioca un ruolo molto ridotto. A suo danno", dice Sabino Cassese

Anche ieri è andato a vuoto il tentativo del Parlamento di eleggere due giudici costituzionali. Come ogni tanto ci viene ricordato, la Corte Costituzionale non è al completo. Dovrebbero essere eletti due dei giudici indicati dal Parlamento ma anche stavolta dai vertici Pd, Area Popolare e Forza Italia è venuta l'indicazione di votare scheda bianca. Evidentemente non c'è ancora un accordo su chi dovrà essere. 

"Anche in passato si sono verificate attese lunghe per le decisioni parlamentari. La Costituzione non prevede sanzioni. Si potrebbe dire “imputet sibi”, perché così il Parlamento gioca un ruolo ridotto, a suo danno". 

A parlare è Sabino Cassese, autorevolissimo giurista che è stato giudice costituzionale. E soprattutto è stato l'unico finora a scrivere una sorta di "diario" dei suoi anni da giudice costituzionale. Il libro si chiama "Dentro la Corte" ed è tutto da leggere. 
Un diario in cui - senza fare nomi - ha raccontato il funzionamento di questo organismo, aiutando forse ad allontanarlo da una considerazione sacrale (nel migliore dei casi) o semplicemente anzianotta e piena di ragnatele. E certamente bisognosa di qualche riforma. 

Penso che ognuno dei corpi amministrativi e giurisdizionali dovrebbe periodicamente sottoporre a verifica le pratiche  e le consuetudini che si creano al proprio interno, per verificarne la portata, la perdurante utilità, i costi. E questo vale anche per quella da lei citata, ci dice Cassese.

Gli avevamo chiesto della consuetudine ad eleggere sempre come presidente il giudice più anziano.

("Imputet sibi", siamo andati a vedere su google, vuol dire in pratica che il Parlamento se la può prendere solo con se stesso)

Abbiamo chiesto a Cassese una intervista perché quando la Corte decise sulla rivalutazione delle pensioni lui scrisse sul Corriere che si era comportata come "Giove pluvio" non valutando affatto l'impatto finanziario delle sue decisioni, come invece aveva fatto "come si evince dalla motivazione, con la sentenza n. 10 dello stesso anno", spiega. 

Due parlamentari del Pd (Lanzillotta e Guerrieri) hanno di recente annunciato di aver presentato un ddl in cui si prevede che quando l'intervento della Corte possa implicare maggiori oneri o minori entrate la Corte stessa possa chiedere "all'ufficio parlamentare di bilancio una relazione sugli effetti finanziari della eventuale dichiarazione di illegittimità costituzionale".
A suo giudizio è necessaria una apposita norma o basterebbe riprendere quella abitudine di un "passato abbastanza lontano"?.

Una apposita norma non è necessaria (e ciò dimostra il carattere non dirompente della proposta parlamentare), ma se la Corte dimentica di farlo, è bene che, nell’ambito della collaborazione tra organi costituzionali, il parlamento lo ricordi alla Corte. 

Il ddl Guerrieri Lanzillotta prevede anche la dissenting opinion. E' d'accordo? Non è vero tuttavia che la pubblicità del dibattito e delle opinioni dissenzienti rischia di minare l'autorevolezza del diritto, che è "uno solo"?

Sono tra i sostenitori della introduzione della “dissenting opinion” nel sistema giudiziario italiano. Questo aveva tale istituto prima delle invasioni napoleoniche. Penso che la scienza giuridica e l’opinione colta abbiano ormai capito che il diritto non è quello consacrato nelle tavole legislative, ma quello interpretato e applicato. Le tavole fissano criteri e guidano, amministratori e giudici, ma anche la collettività, fanno vivere il diritto.


La Corte Costituzionale a volte decide in modo diverso. Lei sottolineò la differenza di decisioni presa sulla cosiddetta legge Porcellum e sul referendum abrogativo della stessa Porcellum. Come  è possibile, a distanza di così poco tempo, una decisione apparentemente opposta all'altra? Quali sono i criteri con cui la Corte costituzionale prende le sue decisioni?

La decisione sulla legge elettorale motivava affermando che sarebbero bastati interventi normativi secondari per assicurare al paese una legge elettorale funzionante, dopo l’intervento demolitorio della Corte. Una maggiore attenzione dell’opinione pubblica per gli orientamenti (non le singole sentenze, ma gli indirizzi giurisprudenziali) della Corte servirebbe anche a migliorare gli indirizzi interpretativi della Corte stessa. 


In altri Paesi la considerazione della Corte suprema è ben diversa. In Germania per esempio, dove la Corte costituzionale continua ad occuparsi di questioni europee, i cittadini tedeschi si fidano molto più della Corte che - per esempio - del Parlamento o del governo. Perché?

Qui entrano in ballo molti elementi tipici della cultura tedesca, quello nazionalistico, l’apprezzamento per gli organismi tecnici, il rispetto per il diritto e i  giuristi, ecc. Ricordo che la democrazia non si esaurisce in elezioni. Ne fanno parte anche il gioco di poteri contrapposti, l’indipendenza di alcuni poteri, l’articolazione procedimentale delle decisioni, persino l’esclusione di alcune materie dalla decisione popolare (pensi alla norma costituzionale italiana che sottrae alcune materie, come l’autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali, al referendum: ciò vuol dire che questa è lasciata alla classe dirigente). E la sovranità popolare ha a sua volta limiti in quelle forme e in quei limiti. Per esempio, non può intaccare l’indipendenza del giudizio delle corti.


Dal 2013 intanto anche la Banca centrale europea pubblica i verbali delle riunioni del consiglio direttivo. La pubblicità dei lavori di organismi spesso criticati perché "non eletti" serve a renderli meno lontani? Dovrebbe farlo anche la Corte costituzionale italiana? 

Il Conseil Constitutionnel francese pubblica dopo 25 anni in volume i resoconti delle discussioni  svoltesi in Camera di consiglio. Non credo che si debba arrivare fin qui. Ma forse si potrebbero tenere  verbali, conservarli e farli diventare pubblici dopo 50 anni.

Secondo lei il candidato De Luca ha fatto bene a candidarsi sapendo che avrebbe dovuto essere sospeso dalla sua carica appena insediatosi? 

Vi sono opinioni divergenti sulla opportunità  e sono sicuro che il candidato le ha valutate.

In un saggio di qualche anno fa di Michael Rosenfeld sull'International Journal of costitutional law si leggeva che il rapporto tra moneta e costituzioni è delicato  e rischia di andare in crisi se si maneggia male (mishandled).Che rapporto deve esserci tra moneta e costituzione? In Europa il problema è che una moneta unica non è accompagnata da un unico sistema fiscale e da una "costituzione europea"?

L’Unione europea è un gigante regolatorio, ma è un nano dal punto di vista della spesa e del bilancio. Con il tempo, bisogna ridurre questa asimmetria. La Commissione europea si sta muovendo in tal senso. 

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