Alla fine Alberto Muraglia è stato licenziato. Il nome non vi dice
niente? Beh, se provate a digitare Sanremo e cartellino su Google
vengono fuori oltre 200 mila occorrenze e quasi sempre l'immagine che
correda l'articolo è una: quella di un signore in mutande che timbra
il cartellino. Muraglia è lui, diventato il simbolo della battaglia
contro i “furbetti del cartellino” tanto da far dire a Renzi che
“quando vedi quello che timbra in mutande non è un optional il
licenziamento”. In un Paese in cui in ogni momento si parla di
privacy, in cui ad ogni pubblicazione di intercettazioni si aprono
dibattiti che durano settimane, il fatto che delle immagini di una
indagine giudiziaria siano finite sui giornali e continuino fino ad
oggi a corredare le notizie non fa scandalizzare nessuno.
I colleghi giornalisti, magari anche per pigrizia, arricchiscono il
titolo con l'immagine azzeccata e i fatti passano in secondo piano.
L'uomo in mutande faceva di mestiere il
vigile urbano a San Remo. Il suo contratto di lavoro prevedeva anche un
elemento accessorio: custode del palazzo annonario; in quanto
custode vive in un appartamento nello stesso palazzo. Come è facile
vedere dalle foto che tutti conosciamo, timbrava il cartellino in
mutande qualche minuto prima delle sei del mattino. In un caso lo si
vede anche al telefono. A chi stava telefonando?
Come ci spiega
l'avvocato Luigi Alberto Zoboli, che lo ha difeso nel procedimento
disciplinare del Comune di San Remo, telefonava al carro attrezzi per
far rimuovere un'auto. Intorno al palazzo annonario – dove c'è un
mercato interno - c'è infatti anche un mercato esterno aperto alcuni
giorni della settimana, e uno dei compiti di Muraglia era quello di
consentire il suo regolare svolgimento. Per questo telefonava al carro
attrezzi.
Muraglia è sospeso dalle funzioni e
dallo stipendio da quando è iniziata l'inchiesta. Fino a poco tempo
fa era anche agli arresti domiciliari.
Ora la Commissione disciplinare ha
deciso di licenziarlo. Zoboli, che due giorni fa aveva depositato una
ampia memoria per giustificare e spiegare i comportamenti contestati,
lo aveva previsto. Interpellato al telefono spiegava che “al 99,9
per cento crediamo di aver fornito spiegazioni sufficienti”. In
ogni caso, aggiungeva, “Muraglia non è un assenteista”, forse
tre volte moglie o figli hanno timbrato il cartellino per lui ma lui
comunque stava lavorando e dunque non ha “attestato falsamente la
sua presenza in servizio”, ovvero non ha fatto quello per cui si
dovrebbero licenziare i “furbetti”.
Ma quando abbiamo chiesto a Zoboli una
previsione sull'esito ha risposto: “Non ci sono gli estremi per
licenziarlo ma potrebbero licenziarlo” per lo stesso motivo per cui
“il codice penale punisce l'omicidio ma qualcuno uccide lo stesso”.
Perché Muraglia è un simbolo; come fa il Segretario generale del
Comune di San Remo a non licenziarlo?
“Se gli va bene rischia da 11 giorni
a sei mesi di sospensione senza stipendio. Se gli va male perde pure
l'alloggio, accessorio al suo incarico di custode”, aveva detto
Zoboli. Gli è andata malissimo.
Tra l'altro a Muraglia nel frattempo è
arrivata addosso anche una inchiesta bis: è accusato di aver fatto
multe e disposto rimozioni fuori dal suo orario di servizio. Nessuno
ha notato che contrasterebbe con le ragioni della prima inchiesta,
secondo cui era un furbetto del cartellino. Insomma: è stato troppo
zelante o assenteista? Secondo l'accusa avrebbe fatto multe e
disposto rimozioni per favorire il figlio, che lavorava per conto di
una azienda che rimuoveva le automobili. Solo che – ci spiega
l'avvocato – il figlio ci lavorava tre anni prima.
Diranno che l'hanno licenziato perché
era in mutande. "A parte che nessuna norma lo vieta", segnala l'avvocato, il fatto che fosse in mutande lede la reputazione
dell'Italia, del Comune, delle istituzioni? Il palazzo alle sei
del mattino è chiuso. La macchina per timbrare il cartellino è a
tre passi dall'abitazione di Muraglia.
Lo hanno visto solo alcune
centinaia di migliaia di lettori di giornali e di siti internet in tutto il mondo, Renzi compreso.
Il
danno lo ha fatto chi ha distribuito le foto, e forse anche chi le ha
pubblicate. Licenziamo loro? Non sia mai; diranno che era di
superiore interesse pubblico mostrare il furbetto in mutande.
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