sabato 25 novembre 2017

Chi, cosa e perché: qualche elemento per capire meglio la strage del Sinai

L'attentato alla moschea di Bir-al-Abd,, nel Sinai centro-settentrionale,è certamente il piu' grave atto terroristico dell'Egitto degli ultimi anni: almeno 235 morti e oltre 100 feriti, tutti musulmani, frequentatori di una moschea dove si pratica il sufismo, piuttosto diffuso nella penisola. 
Perché il sufismo non piace ai terroristi che hanno ucciso? Innanzitutto perché è nonviolento per definizione, ha spiegato a Sky News l'analista Mohannad Sabry.

Gli attentatori avrebbero, oltre che uccidere in una moschea, anche dato fuoco a delle auto nelle strade vicine luogo dell'attentato per impedire o rallentare i soccorsi. Avrebbero anche sparato sui mezzi di soccorso. 

Fino ad ora non ci sono state rivendicazioni e anzi nei social network è circolata anche una dichiarazione di estraneità dell'Isis. Secondo altre fonti gli attentatori - molti, almeno 25 o 30 - avevano bandiere nere dell'Isis. 

In ogni caso la presenza dello Stato Islamico nella penisola non è certo una novità. La branca locale si chiama Wilayat Sinai e lo stesso gruppo era noto fino al 2014 come Ansar Beit al-MaqdisSecondo il Tahrir Institute, che offre sul suo sito diverse analisi sulla presenza del gruppo nella Penisola, da Rafah in giu' il gruppo esercita un controllo del territorio notevole. 
Nel febbraio del 2016 proprio militari egiziani nella cittadina di Bir al Abd furono attaccati da un commando armato. Le milizie di Wilayat Sinai inoltre hanno cominciato da tempo ad agire come poteri pubblici, arrestando esponenti delle tribu' locali ed imponendo sanzioni ma anche presentandosi come efficienti governanti delle aree che pretendono di controllare. 

Uno dei rapporti del Tahrir Institute offre altri spunti interessanti per capire meglio la situazione. 

Quanto alle tribu', una analista egiziana ha scritto oggi sul New York Times che il governo egiziano dovrebbe affidarsi di piu' a loro, che conoscono il territorio ed il cui ruolo è importante per prevenire la diffusione della ideologia dell'Isis già così forte. 

Ma è anche possibile che gli interessi concreti delle tribu' e quelli dei propugnatori dello Stato Islamico coincidano, almeno su alcuni punti, molto prosaici, come traffici e contrabbando. 

Una analisi dell'Atlantic Council parla anche di questo aspetto oltre a sottolineare la nascita, due anni fa, di una "unione delle tribu' del Sinai" proprio in funzione anti-islamista. Anche perché, per gli islamisti, le tribu' sono peggio dei seguaci sufi, pre-islamiche forme di organizzazione, in pratica aggregazioni di selvaggi. 

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