sabato 2 dicembre 2017

Orfini e le "bugie" di Bankitalia

Non saprei dire se si tratti di sprovvedutezza da primo della classe o di ignoranza ma trovo in ogni caso molto fastidioso il tono di Matteo Orfini. Oggi in una intervista afferma che "dire le bugie è peccato". Si riferisce alla Banca d'Italia che - dice lui - pensava di affidare alla Banca Popolare di Vicenza il compito di "aggregare parte del sistema" bancario, favorendo l'acquisto di Banca Etruria. E' inquietante, dice Orfini, che Bankitalia abbia potuto considerare una "banca in difficoltà" come la Popolare di Vicenza come possibile ancora di salvataggio per Etruria.

Visto che oggi sono entrambe banche fallite, dirà il lettore, Orfini ha pienamente ragione.

I fatti però sono diversi e per parlare di queste cose bisogna saper bene di cosa si parla. Orfini fa il primo della classe dicendo che "Bankitalia conosce le carte che ci ha consegnato e che sono secretate e nei le abbiamo lette", facendoci pensare a chissà quale segreto. Ma su Vicenza ed Etruria misteri non ce ne sono. Bankitalia disse in tutti i modi ad Etruria, nel 2013, di cercarsi un interlocutore di "adeguato standing", ovvero una banca più grande. Etruria cercò e l'unica che si fece avanti fu Vicenza. Non fu Bankitalia a sponsorizzarla. Bankitalia prese atto che altre offerte non arrivarono. Doveva fermare l'operazione perché c'era stata una indagine su Pop di Vicenza, in particolare sul prezzo dell'azione, quattro anni prima? Davvero Orfini vuol dire questo?

La verità è che Vicenza fu respinta da Etruria. Ma non perché fosse una banca inguaiata. Nessuno lo pensava. Fu respinta perché pretendeva di comprare a poco e non avrebbe "valorizzato" la "territorialità" di Etruria che - come tutte le banchette - è sempre molto attenta al territorio. Ad opporsi a Vicenza furono il sindaco - Giuseppe Fanfani - i sindacati, e ovviamente gli amministratori di Etruria. Dov'è il mistero? Perdipiù quelli che dicono "meno male" non riflettono su un dato: oggi Etruria è fallita. Magari, con quella fusione, non lo sarebbe stato. Certo non sarebbe andata peggio di come è andata.

Non penso affatto che il Pd o Renzi o la Boschi siano responsabili di come è andata a finire Etruria. Penso che i responsabili del disastro di Etruria siano gli amministratori di Etruria. In parte c'entra anche il "territorio", perché la miopia del territorio è sempre un elemento che conta nel destino di queste banchette. In parte anche il fatto che il territorio allora non disse nulla e oggi è invece un grande coro di "dov'era Bankitalia?".

Qualche anno prima Vicenza aveva rilevato un'altra banca toscana finita male: CariPrato, a causa della crisi del tessile e di "certi errori gestionali", come scrivevano i giornali.
Con la banca toscana erano andati a Vicenza anche alcune opere d'arte. "Ridateci Caravaggio", tuonavano qualche anno dopo sindaco, presidente della Provincia, presidente degli industriali.
Addirittura il presidente della Regione Rossi scrisse a Zonin, a proposito delle opere d'arte.
Ma Vicenza nel 2013 era considerata ben messa. E' vero che era stata oggetto di attenzioni dalla Banca d'Italia negli anni precedenti. E' anche vero però che inaugurava una sede a Roma (occasione nella quale annunciava anche l'assunzione di un ex di Bankitalia, tra l'altro) e ne prometteva una a Mosca. E annunciava acquisizioni. Non solo di Etruria.
Chissà, se le cose fossero andate diversamente oggi avremmo avuto un Orfini laudatore del genio imprenditoriale di Zonin.


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