sabato 1 agosto 2015

Vivere e morire in un centro di detenzione australiano

Christmas Island si chiama così perché ci arrivò per la prima volta una nave della Compagnia delle Indie in un Natale della prima metà del 1600.

E' territorio australiano, anche se si trova a più di 3000 chilometri dall'Australia. E' molto più vicina all'Indonesia, in realtà, ed è per questo che navi cariche di immigrati - di clandestini, di migranti, di profughi, chiamateli come volete - arrivano a Christian Island. Da decenni.
Da decenni infatti il governo australiano ha deciso di far diventare quell'isola un centro di accoglienza o di detenzione per immigrati. L'Australia, che sicuramente è più civile dell'Italia, informa anche in tante lingue - compreso il pashtu, il farsi, l'arabo - chi arriva illegalmente sul proprio territorio. Ma anche l'Australia ha i centri di detenzione, e ci tiene i migranti per anni.
Per esempio ieri un richiedente asilo afghano è morto in un centro di detenzione australiano che si chiama Yongah Hill. Si chiamava Mohammad Nasim Najafi. Aveva meno di venticinque anni, ed era arrivato quattro anni fa a Christmas Island in nave.

La sua famiglia era stata uccisa dai Taleban. Pare fosse malato, è morto di un attacco di cuore. Ma soffriva di problemi mentali dopo la morte del padre. L'unico trattamento medico che riceveva nel Centro era quello di avere medicine che lo facevano dormire tutto il giorno, hanno detto i testimoni. Era detenuto da tre anni. Se fosse stato libero probabilmente sarebbe ancora vivo, ha detto Ian Rintoul, della Refugee Action Coalition

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