domenica 2 luglio 2017

Il referendum costituzionale in Mali

Mentre arrivava all'aeroporto di Bamako per un vertice del gruppo cosiddetto G5 Sahel (ovvero i 5 Paesi dell'Africa sub-sahariana Niger, Mali, Mauritania, Chad e Burkina Faso, gruppo di cooperazione che condivide anche un impegno militare per fronteggiare i gruppi jihadisti nell'area) il presidente francese Macron trovava due sorprese.

Macron è andato a Bamako per promettere l'impegno economico e militare francese nell'area. Soldi e mezzi per continuare a combattere il terrorismo nelle ex colonie.

Mentre atterrava veniva diffuso in rete un video senza data che mostrava sei ostaggi occidentali rapiti da anni - uno addirittura dal 2011 - nell'area, tra Mali e Burkina Faso. Il video sarebbe stato diffuso da un gruppo che si autodefinisce "di sostegno all'Islam e ai musulmani" e  che sarebbe nato dalla recente fusione dei gruppi jihadisti: Ansar Dine, Al Mourabitoun ed Al Qaeda nel Maghreb Islamico.

Come se non bastasse, prima che il presidente francese arrivasse, in migliaia hanno manifestato a Bamako contro un referendum costituzionale.

Tra una settimana infatti in Mali era previsto il voto su un referendum costituzionale che - oltre a contenere gli accordi di pace con i gruppi del Nord secessionista - contiene un forte accentramento di potere sull'attuale presidente. Il referendum è fortemente contestato e non è detto che vada bene per Keita. Per ora gli oppositori hanno ottenuto un rinvio proprio perché il Paese non è esattamente controllato tutto dal potere centrale. Ma ne chiedono l'annullamento.

Sugli ostaggi Macron ha detto parole nette. Sul referendum non si è espresso ma ha appena rinnovato l'impegno militare del suo Paese in Mali.

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