L'Unità ha un bell'archivio online, ci sono proprio le pagine del giornale, se cercate con pazienza trovate pure diverse delle edizioni clandestine degli anni 20, e da lì in avanti fino al 2008.
Comunque, vi faccio omaggio di una sobria cronaca di un incontro che Ingrao fece con i giovani del Pci a Torino.
Caruccio anche perché ad introdurre Ingrao c'era il giovane Giuliano Ferrara, nella sua qualità di presidente dell'Assemblea. Dava la parola a Livia Turco e pure a una cattolica di base che adesso se magnerebbe a mozzichi.
Buona lettura. Era il 28 novembre 1978
"Una riflessione
su ciò che avviene: così Pietro Ingrao domenica ha definito
il suo discorso al Teatro
Carignano, gremito dalla platea
all'ultima galleria. E' stata
una riflessione appassionata
e corale non solo per la
partecipazione del pubblico.
che ha applaudito spesso e
con calore, ma per il modo
in cui la riunione era stata
concepita dagli organizzatori, la Federazione comunista e
la Federazione giovanile. Giuliano
Ferrara, che presiedeva
l'assemblea aveva dato la parola,
prima di Ingrao a
quattro giovani, che avevano
presentato i problemi delle
nuove generazioni — tema
della manifestazione — con
ottiche diverse: Livia Turco.
segretario della FGC torinese,
Oliviero Nomis militante
del Pdup, Elena Manzione, del Movimento cattolico di base,
Claudio Valeri, dirigente dei
giovani socialisti".
"In forme diverse un tema è
stato al centro dei quattro
interventi: la democrazia, il
modo di far politica oggi. Il
presidente della Camera ha
richiamato la esperienza della
propria generazione che
comprese — per forza di
grandi, tragici eventi — come
il « privato » non poteva
salvarsi senza un impegno
pubblico di massa. Per « opporsi
ad Hitler, alla sua ideologia
totalizzante bisognava
essere milioni, nazioni intere
». Anche in quella scelta
dunque il « privato » la « soggettività
» entrò moltissimo.
Ai compagni anziani Ingrao ha detto: stiamo attenti a
pensare che i giovani abbiano
perso la bussola, non abbiano
più una prospettiva: rivalutare
la soggettività non è.
di per sé. un ripiegamento. Ma i giovani debbono sapere
che anche certe ansie, certe
infelicità che essi vivono, esistono
perché siamo andati
avanti, abbiamo combattuto e
lottato. Quando Berlinguer a
Genova ha detto che i giovani
di oggi, con i loro problemi
sono figli nostri, ha
detto una cosa giusta. Tiriamone
le conseguenze — ha
esclamato Ingrao — e agiamo
verso di loro senza paternalismi.
Sul lavoro i giovani oggi
non si pongono più solo il
problema del salario, ma
quello dei fini del proprio operare.
ricercano quel rapporto
fra prodotto e produttore
sul quale x indagava. Ingrao ha ricordato la sconfitta
alla Fiat del 1955 e la
dura lotta per riconquistare
il diritto di organizzazione
sul luogo di lavoro. Grandi
lotte democratiche si sono
combattute, qualcosa in questi
anni si è modificato in
modo irreversibile. Un modello
di sviluppo, quello della
Fiat, ancora pochi anni fa
indicato come simbolo della
modernità, è entrato in crisi;
è cresciuta la coscienza operaia
sui grandi problemi del
Paese, a cominciare da quello
del ; rapporti
nuovi si sono stabiliti con la
cultura e con la scuola, cioè
col momento formativo. Una
condizione antica di arretratezza
si è superata ' con la
scolarità di massa. a
donna, della condizione femminile,
dei rapporti interpersonali,
della etica della coppia
si parla in a in modo
del tutto diverso da pochi
decenni or sono.
l problema oggi — ha sottolineato
o — è l'allargamento
della democrazia.
l'invenzione di nuovi modi di
far politica. la crescita e la
capacità delle masse — con
al centro la classe operaia —
di intervenire nei punti decisivi
della vita nazionale.
Su questo tema o è
tornato rispondendo ieri mattina.
nella storica sala del
consiglio comunale, al cordiale
saluto del sindaco o
Novelli.
« Nostro compito, al centro
dello Stato e nelle assemblee
dove sempre più deve decentrarsi
il potere, non è solo
far buone leggi ma lavorare
tutti insieme perchè la vita
degli organismi della nostra
democrazia sia quella
che i cittadini vogliono ». Il sindaco aveva ricordato
le vittime del terrorismo, gli
uomini della polizia e dei carabinieri,
i giornalisti, gli
uomini politici, fino all'architetto De Orsola, cattolico attivissimo
in quella più recente
forma di articolazione
democratica che sono i comitati
di quartiere".
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