giovedì 22 giugno 2017

Allarme immigrazione: dove ho già sentito questo discorso?

Non è la prima volta che l'Italia si trova a fronteggiare flussi migratori. Come ha giustamente scritto Mario Sechi nella sua List quotidiana, l'impennata dell'ultimo lustro dipende in gran parte dalla situazione libica, priva di un regime che controlli i flussi verso l'Europa da qualche annetto e in mano a bande criminali che probabilmente sono le stesse che in vario modo gestivano le armi prima, ma ora lo fanno l'una contro l'altra.

Anche se Sechi sa che i numeri da lui citati sono quelli dei "soccorsi in mare", sono quelli che servono al governo per spiegare che l'Europa gli deve concedere quasi cinque miliardi di manovra perché gestire gli stranieri costa. Che poi costi tanto, ho provato a confutarlo qui.

Insomma: come è noto in Italia si arriva anche via terra, come è successo per anni con il passaggio dai Balcani.

Comunque gli stranieri sono arrivati dal mare anche nei decenni scorsi.

Ma torniamo alla Libia. Che si possa occupare militarmente è difficile. Difficile anche ripristinare lo status quo ante. Inoltre i migranti economici e non che arrivano dalla Nigeria o dalla Costa d'Avorio troverebbero altre strade.

In ogni caso, per consolare quelli che sono molto preoccupati perché l'Italia è costretta da sola a fronteggiare ondate bibliche di gente, forse è utile vedere i soliti noiosi dati e rispolverare una crisi che ormai compie venti anni. Ovviamente non è la stessa cosa, si tratta di una situazione molto diversa. Ma è divertente vedere come politica e informazione in fondo ripetono schemi abbastanza consolidati.
Primo titolo:

Il quotidiano è La Stampa, che meritoriamente ha online tutto il suo archivio gratis che funziona una meraviglia. L'anno è il 1997, siamo ai primi di marzo, in Albania da mesi ci sono proteste sfociate in una vera e propria rivolta contro il governo di Sali Berisha. Arrivano in migliaia in nave e ovviamente arrivano in Italia. Al governo c'è Prodi. Che qualche giorno dopo ovviamente lancia il suo "monito".

Per la cronaca quell'anno - sono dati del ministero dell'Interno - sono state esaminate pochissime richieste di asilo rispetto a quanti albanesi entrarono nel nostro Paese. I dati delle richieste dal 1991 al 2016 li trovate qui e sono utili, anche per vedere come è cambiata la composizione di quelli che arrivano in Italia. Intanto nel 1997, l'anno della rivolta albanese, andò così:

Valeva la pena di appanicarsi tanto? Probabilmente molti furono rimandati indietro. Altri rimasero nel nostro Paese diventando irreperibili come succede alla maggior parte dei richiedenti asilo ma questo non ha mandato l'Italia in malora, pare.

Ma torniamo alla cronaca di quel marzo. Il panico aumenta, e aumentano i titoli. Il ministro dell'Interno di quel governo è Giorgio Napolitano. E naturalmente anche in quel caso il problema è che la gente arriva perché ci sono i "trafficanti di uomini" all'origine e i precursori di Buzzi a casa nostra. Venti anni fa il problema era sempre la parola "indagato", solo che non la pronunciavano Raggi e Salvini ma Sinisi e Napolitano.
Ultima immagine dal ventennio scorso:
Dini era ministro degli esteri.
Non inseriremo in questa cronistoria, che vuol essere solo un divertimento, quello che accadde quell'anno, qualche settimana dopo, ad una nave albanese carica di gente che voleva venire qui. Se volete, su Wikipedia si trova.

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