sabato 17 giugno 2017

Decoro, zingari, immigrati

C'è qualcosa di disturbante nel ciclico ritorno delle polemiche su temi come il decoro urbano, il valore della sicurezza che la sinistra dovrebbe fare proprio perché sono i poveri a chiederlo, i problemi delle grandi metropoli e dei loro cassonetti assediati da mendicanti e rom.

Forse è il già sentito, perché discorsi di questo tipo si fanno da decenni. Sono cresciuto in una borgata romana dove quelli venuti dalle Marche e dall'Abruzzo che si erano costruiti le loro casette abusive odiavano quelli delle case popolari, bollati come ergastolani e malavitosi. Questi odiavano gli stranieri, specie gli albanesi e i romeni. Questi ultimi odiavano gli zingari.

Oggi è tutto uguale. Se parli con un romeno medio oggi ti parlerà male dei rom, se parli con uno del Pd di periferia ti spiegherà che la sicurezza è importante perché le donne non escono più la sera e ti dirà che ci sono troppi immigrati.

C'è qualcosa di disturbante pure nella irritante filastrocca attribuita per sbaglio a Brecht, quella per cui a un certo punto andavano a prendere lui.

Il ministro Minniti ha raccontato in una intervista che una volta, ad una festa dell'Unità nel bolognese, molti anni fa, andò pronto a scodellare i dati sulla sicurezza e sull'immigrazione per dimostrare al popolo che non c'era nessuna ragione per temere di più, che i dati dicevano il contrario, che la criminalità diminuiva e la sicurezza aumentava.

Minniti ha raccontato che quella esperienza lo ha segnato perché lo riempirono di insulti, spiegandogli che loro avevano paura. E da lì Minniti e molti altri hanno capito che la percezione conta, che non basta illuministicamente andare nelle borgate a raccontare come stanno le cose. Mi disturba molto anche questo mantra perché i numeri sono numeri e la percezione, se percepisce una cazzata, è percezione di una cazzata. I reati non sono aumentati, la violenza nelle metropoli italiane è praticamente zero rispetto a tante altre metropoli europee per non parlare di quelle Usa. Se si sta stretti sugli autobus è perché ci sono pochi autobus, non troppi immigrati. Ché se a Roma che ha milioni di abitanti è un problema qualche migliaio di persone, fossero pure 10 mila, il problema è di Roma, non degli immigrati che ci arrivano.

C'è qualcosa di disturbante in tutte queste chiacchiere perché alla fine il modello per cui uno si sente tranquillo è quello che fa piazza pulita, nelle città, di tutto quello che rovina il quadro.

Gli ambulanti con le loro merci da due lire, le zingare sulla metropolitana, i suonatori di strumenti vari, i lavavetri, i barboni che stanno nelle stazioni, quelli che fanno i loro bisogni in mezzo alla strada, gli ecuadoregni che mangiano a Termini il giovedì, i sudamericani in genere con i loro dialetti, i romeni e gli ucraini che riempiono di beni di prima necessità i furgoncini che partono per i loro Paesi, le badanti ucraine che parlano a voce alta al telefono, i maghrebini che spacciano e rovinano il decoro di Piazza Vittorio a Roma, ché da quando ci abitano attori e vip pare sia diventata il Village. I turisti in ciavatte che si ubriacano a Campo de' Fiori, i ragazzetti che vanno in ciavatte a Ostia, gli universitari che vanno a ubriacarsi al Pigneto rovinando le notti della brava gente che ci abita.

Tutti rovinano il quadro. Hai presente quanto sarebbe bella Roma senza tutta questa gente?

Solo che il modello di città in cui uno si sente tranquillo è quello in cui tutto questo rumore di fondo non c'è, ci sono solo festival in cui le culture si contaminano e sono tutti contenti, negri ricchi che comprano negli orridi outlet, zingari ma solo tipo Bregovic o Kusturica, muniti di appositi strumenti musicali etnici e accompagnati da Moniche Bellucci o russi in vacanza che ogni tanto leggi sul giornale che hanno dato a Marina di Pietrasanta una mancia da 1000 euro.

Per gli altri i fogli di via, come li facevano i carabinieri negli anni 60, quando i cinquantenni poveri arrivavano dalle campagne vicine per lavorare nell'edilizia ma erano spesso alcolizzati e venivano interdetti dal territorio di Roma per giorni 30. Molti si accampavano alle porte di Roma in attesa, e poi rientravano, anche prima dei giorni 30. Penso facciano così anche quelli di oggi.

E penso che sia giusto così, perché c'è parecchio di disturbante nella politica che pensa di risolvere le cose con il decoro, le ripuliture e gli editti. Anche Parigi, Berlino, Londra e New York hanno i loro brutti panorami. Magari sono un po' decentrati, ma non vuol dire che non ci siano, come ormai chiunque sa. E allora? Allora appunto è giusto così e non c'è niente da dire,
E la grande polemica su una cosetta civile come lo ius soli la dice lunga su quel che giornali e tv sanno del mondo in cui vivono.

Nessun commento:

Posta un commento